di Fabrizio Mancini
su gentile concessione del blog I Mille Mondi
imillemondi.blogspot.it
Li osservi da lontano, non osi avvicinarti.
Ti giungono i rumori della festa, le risate,
la musica.
Sai che, se solo ti vedessero, sarebbero
terrorizzati dal tuo aspetto. Hanno sempre aborrito le tue deformità. Rese ancora
più orripilanti dalle piaghe, e dalle ferite, che tu stesso ti sei procurato.
Per il tuo piacere.
Li odi per questo. Li odi tutti. Sono loro
che ti hanno reso ciò che sei.
Dal tuo riparo la vedi avvicinarsi. E’ sola.
La stavi aspettando, sapevi sarebbe arrivata.
Vorresti non doverlo fare. Ma devi, ne senti
il bisogno.
Si siede sulla sabbia, a pochi metri da te,
non sa che sei lì.
Piange sommessamente, le gambe ripiegate, il
mento sulle ginocchia, le braccia allacciate alle caviglie. Il suo sguardo è perso
verso il mare, verso la strada d’argento disegnata sull’acqua dalla luna.
Lotti con te stesso, con i tuoi bisogni. Poi
vai verso di lei. Lentamente.
Il tenue sciabordio delle onde, copre i tuoi
passi sulla sabbia.
Lei si volta di scatto, qualcosa, forse
l’istinto, l’ha avvertita. Il tuo viso a pochi centimetri dal suo.
La tua bocca martoriata si atteggia in un
sorriso sbilenco, marcio. Nei suoi occhi leggi il terrore. La detesti per
quella reazione.
Cerca di urlare, ma la tua mano, stretta
intorno al suo esile collo, glielo impedisce. La sua bocca si spalanca in un
grido silenzioso.
La spingi a terra, la immobilizzi.
Ti pieghi su di lei. La tua bocca sul suo
collo. La tieni ferma con il tuo stesso peso.
Quando affondi i denti nella sua tenera
carne, senti il suo corpo fremere convulsamente. Il sapore dolciastro,
mischiato a quello lievemente metallico del sangue, ti inebria.
Ti nutri ancora, strappando un altro pezzo di
lei. Dal collo il plasma caldo zampilla sul tuo viso, pompato da un cuore che
batte al limite della sua sopportazione.
La senti sussultare sotto di te. Poi più
nulla.
Ora, sazio, puoi tornare
da dove sei venuto. Nell’ombra.
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