di Alessandro Magnifici
«Non
ce la faccio più. Ti prego fermiamoci!»
Angela
guardò il ragazzino che aveva davanti a sé con gli occhi pieni di lacrime e
paura. Alex stava aprendo la bocca per tranquillizzarla, quando sentì
nuovamente i rumori della bestia feroce in lontananza. Sentì il suo respiro
affannato e la sua rabbia incontenibile farsi sempre più vicini. I quattro
ragazzi si guardarono terrorizzati e di colpo cominciarono nuovamente a correre
sulle scale di quel maledetto castello.
Erano
sudati e stanchi. Riccardo correva più di tutti, dietro di lui c'era Italo, poi
Alex che teneva per mano Angela. Le
rampe di scale sembravano non finire mai. Il fiato cominciò a mancare
completamente e all'improvviso a tutti e quattro, contemporaneamente. Le gambe
rallentarono la loro corsa in maniera inattesa.
La
bestia, invece, era ancora piena di energia. Le zampe correvano veloci sulle
scale di pietra emettendo un rumore terrificante.
«Basta!
Non riesco più a correre. Mi sta scoppiando il cuore.» Alex guardò negli occhi
gli altri, sapendo che con quelle parole stava decretando la propria morte.
«Non
puoi. Dobbiamo uscire da questo maledetto posto. Non possiamo morire così!»
«E
allora perché stiamo salendo?», esclamò Angela, all'improvviso. Le sue parole
furono come un coltello infilato nello stomaco. I quattro ragazzini non si
erano accorti che invece di scendere e fuggire dal castello, stavano salendo
verso le torri. Verso la loro fine.
«Cavolo,
queste scale sono strane. A guardare gli scalini sembrava che stessimo
scendendo, ma alzando gli occhi vedo che stiamo salendo verso le torri. Verso
la morte!» Italo sentenziò in questo modo la loro fine.
La
bestia comparve all'improvviso con i suoi occhi rossi, il pelo scuro e la coda
lunga e robusta. I quattro ragazzi si bloccarono mentre la creatura lentamente
saliva. Poi all'improvviso si scagliò contro Alex. I denti si conficcarono nel suo
collo, mentre la saliva dell'orrendo animale cominciò a scorrere lungo tutta la
spalla.
Alex
si risvegliò proprio a questo punto. Si toccò il collo e sorrise al pensiero
che tutto ciò che aveva passato sembrava reale ma, invece, era solo un brutto
sogno. Si distese nuovamente sul letto con il cuore che ancora batteva forte.
L'odore della bestia, i suoi denti, i suoi occhi, erano ancora vivi nella sua
mente. Troppo vivi.
All'improvviso
qualcosa si mosse accanto a sé. Le pesanti coperte seguirono la sagoma di
qualcosa di terrificante, prendendo la forma di un'oscura onda. Alex si scansò
impaurito quando vide uscire dai piedi del letto un cane nero. Aveva gli occhi
rossi e la bava alla bocca. Era uscito dal letto sfiorando il corpo di Alex.
L’animale
rimase qualche secondo davanti al ragazzo, poi all'improvviso fece un salto in
avanti. Alex si coprì, certo che sarebbe stato sbranato da quella presenza infernale.
Invece, il cane uscì dalla finestra posta dietro al letto.
Il ragazzo si risvegliò dal sogno nel sogno. Si
toccò le braccia e le gambe per capire se questa volta era veramente immerso
nella realtà. Era terrorizzato e sudato. Si alzò in preda al panico e tastò il
letto. Tutto a posto! Cominciò a respirare con un ritmo quasi umano, poi guardò
dietro di sé. La finestra era aperta, eppure era certo di averla chiusa per
evitare che il gelo di dicembre entrasse nella sua camera. Si avvicinò
lentamente, mentre una miriade di brividi cominciarono a impossessarsi del suo
corpo. All'improvviso vide qualcosa: i peli neri di un animale erano rimasti
attaccati sulla tapparella.
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