«Sei l’unica parola che voglio
pronunciare.»
Alex scrisse questa frase sul
finestrino del treno, di getto, sorridendo.
La gelida e piovosa giornata che era
piombata sulla città all’improvviso, nella notte, aveva creato una patina di
umidità che solleticava la fantasia di avventori poeti metropolitani. Infatti,
i vetri del trenino di quella mattinata uggiosa, erano diventati fogli
immaginari su cui scrivere i propri pensieri; bisognava essere armati solo di
un dito e qualche motivo per devastare la patina umida e uniforme creata dalla
pioggia, creando delle lacrime naturali, che andavano a morire contro i bordi
dello stesso.
Alex era seduto immobile sul suo
posto, in giacca e camicia bianca. Era salito alla prima fermata e aveva visto
pian piano il vagone riempirsi. I suoi occhi scrutarono i volti assonnati di
quella strana mattinata. Gli arrivarono addosso l’odore del sudore e il profumo
di caffè appena bevuto ai bar della stazione, i più indecenti e scarsi della
città. Due file dietro Alex, c’era una ragazza che stava disegnando due cuori
traballanti - a causa dei movimenti bruschi del treno - con due lettere al loro
interno. Avrà avuto sedici anni al massimo.
Alex accarezzò con i propri occhi, i
pensieri di quell’adolescente. Il risultato del “capolavoro” della ragazza era
realmente orribile, ma lei, una volta finito il disegno, se lo cominciò a
guardare con ammirazione, fino a quando la strada solcata dalle dita cominciò
nuovamente ad appannarsi. In breve tempo dei due cuori rimase solo un semplice
ricordo. Solo allora, la ragazza cominciò a mordersi il labbro nervosamente, a
sbattere le palpebre degli occhi velocemente. Il naso cominciò a colare senza
freni: un pianto violento la colse di sorpresa tra tanta gente. Le lacrime si
mescolarono alla brina del finestrino. Accanto a lei, in piedi, c’erano tre
albanesi già sporchi di calce e fatica, ancor prima di iniziare a lavorare.
Guardarono la ragazza prima sorridendo e poi con emozione. Alex fece per
alzarsi, ma poi decise che quell’attimo di dolore doveva essere spartito solo
tra la ragazza e la pioggia, che entrava da fuori tramite una piccola fessura
del finestrino.