lunedì 8 ottobre 2012

Nell'ombra

di Fabrizio Mancini
su gentile concessione del blog I Mille Mondi
imillemondi.blogspot.it

Li osservi da lontano, non osi avvicinarti.
Ti giungono i rumori della festa, le risate, la musica.
Sai che, se solo ti vedessero, sarebbero terrorizzati dal tuo aspetto. Hanno sempre aborrito le tue deformità. Rese ancora più orripilanti dalle piaghe, e dalle ferite, che tu stesso ti sei procurato. Per il tuo piacere.
Li odi per questo. Li odi tutti. Sono loro che ti hanno reso ciò che sei.
Dal tuo riparo la vedi avvicinarsi. E’ sola. La stavi aspettando, sapevi sarebbe arrivata.
Vorresti non doverlo fare. Ma devi, ne senti il bisogno.
Si siede sulla sabbia, a pochi metri da te, non sa che sei lì.
Piange sommessamente, le gambe ripiegate, il mento sulle ginocchia, le braccia allacciate alle caviglie. Il suo sguardo è perso verso il mare, verso la strada d’argento disegnata sull’acqua dalla luna.
Vorresti raggiungerla, consolarla.

Il canto delle rocce

di Massimo Capanna

Vento.
Mi scorre sulla pelle mentre finalmente gli ultimi raggi di sole calano. Quella immensa palla di fuoco sospesa in aria, cosi chiara, cosi dolorosa ai miei occhi.
Vento. Scorre attorno a me, si muove per le via della città, mi porta suoni e odori, mi porta pensieri e sensazioni.
Vento. Mi porta via silenziosamente su ali invisibili, alzandomi verso il cielo scuro. Lo sento tra i capelli, gonfia il mio mantello che si solleva e sinuosamente si muove, facendo danzare la creatura ricamata su di esso. Spire che danzano in una vita serpentina con ondulazioni di oro e bronzo, mentre il nero la circonda .
Vento. Mi porta il silenzio, ora che sono fuori dalla città, o quello che passa per silenzio da queste parti. Mi porta i rumori della foresta vicina, mille creature che cacciano, amano, uccidono e vivono.